Isola di Giannutri
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Giannutri è l'isola più meridionale dell'Arcipelago Toscano e si trova a circa 8 miglia a sud-est dell'Isola del Giglio, del cui comune fa parte, e a circa 6 miglia a sud dell'Argentario.
Lunga circa 3 chilometri e larga poco più di 500 metri, per una superficie di 2,6 km2, è a forma di C, la costa si presenta frastagliata e rocciosa, interrotta da suggestive calette e numerose grotte. Sull'isola sono presenti due approdi: Cala Spalmatoio, a sud-est e Cala Maestra, a nord-ovest.
Sono presenti solo quattro alture: Poggio Capel Rosso (mt. 88), il punto più alto dell’isola, Poggio del cannone (mt. 68), Monte Mario (mt. 78) e Monte Adami (mt. 43).
L'isola di Giannutri, abitata occasionalmente durante l'Età del Bronzo, vide il suo massimo splendore in epoca romana, quando furono realizzati il porto ed una villa lungo la costa occidentale dell'isola. Storicamente, all'isola era stata conferita la denominazione di Artemisia, Αρτεμισια dai Greci e di Dianium dai Romani.
Terminati gli splendori di epoca romana, l'isola si trovò di fatto disabitata per molti secoli, essendo situata in mare aperto ed avendo un territorio quasi piatto che non permetteva rifugi naturali in caso di incursione piratesche. Spesso gli stessi pirati vi sbarcavano per trovare covi temporanei nelle grotte dell'isola, in vista di assalti verso le coste della Toscana.
Entrata a far parte dello Stato dei Presidi nella seconda metà del Cinquecento, l'isola era considerata dagli Spagnoli stessi il punto debole del loro stato, che aveva fatto la sua forza basandosi su un efficiente sistema difensivo.
Per diversi secoli i governanti spagnoli studiarono la possibilità di realizzare a Giannutri un sistema difensivo per poter permettere lo sviluppo di insediamenti abitativi. Tuttavia, diverse fortificazioni furono progettate soltanto nel corso del Settecento, pur rimanendo soltanto sulla carta, non essendo mai stati realizzati i progetti per la loro costruzione. Tra le strutture difensive che dovevano sorgervi vi era una torre di avvistamento ad insolita pianta ottagonale ed un'imponente fortificazione a sezione quadrangolare che avrebbe dovuto svilupparsi su tre livelli ed essere munita di sotterranei da usare come rifugio in caso di incursione piratesca.
Accantonata la possibilità di realizzare questo ambizioso progetto difensivo, venne invece realizzato agli inizi dell'Ottocento dai Francesi durante il periodo napoleonico, in collaborazione coi reggenti del Regno d'Etruria, il Forte della Scoperta, del quale però non rimane più traccia.
Nel 1861, quando l'isola era entrata a far parte del Regno d'Italia, venne costruito lungo la costa meridionale il Faro di Capel Rosso, per segnalare l'isola nelle ore notturne ai natanti in transito.
Infine, l'isola venne assegnata al comune di Isola del Giglio della provincia di Grosseto.
Lunga circa 3 chilometri e larga poco più di 500 metri, per una superficie di 2,6 km2, è a forma di C, la costa si presenta frastagliata e rocciosa, interrotta da suggestive calette e numerose grotte. Sull'isola sono presenti due approdi: Cala Spalmatoio, a sud-est e Cala Maestra, a nord-ovest.
Sono presenti solo quattro alture: Poggio Capel Rosso (mt. 88), il punto più alto dell’isola, Poggio del cannone (mt. 68), Monte Mario (mt. 78) e Monte Adami (mt. 43).
L'isola di Giannutri, abitata occasionalmente durante l'Età del Bronzo, vide il suo massimo splendore in epoca romana, quando furono realizzati il porto ed una villa lungo la costa occidentale dell'isola. Storicamente, all'isola era stata conferita la denominazione di Artemisia, Αρτεμισια dai Greci e di Dianium dai Romani.
Terminati gli splendori di epoca romana, l'isola si trovò di fatto disabitata per molti secoli, essendo situata in mare aperto ed avendo un territorio quasi piatto che non permetteva rifugi naturali in caso di incursione piratesche. Spesso gli stessi pirati vi sbarcavano per trovare covi temporanei nelle grotte dell'isola, in vista di assalti verso le coste della Toscana.
Entrata a far parte dello Stato dei Presidi nella seconda metà del Cinquecento, l'isola era considerata dagli Spagnoli stessi il punto debole del loro stato, che aveva fatto la sua forza basandosi su un efficiente sistema difensivo.
Per diversi secoli i governanti spagnoli studiarono la possibilità di realizzare a Giannutri un sistema difensivo per poter permettere lo sviluppo di insediamenti abitativi. Tuttavia, diverse fortificazioni furono progettate soltanto nel corso del Settecento, pur rimanendo soltanto sulla carta, non essendo mai stati realizzati i progetti per la loro costruzione. Tra le strutture difensive che dovevano sorgervi vi era una torre di avvistamento ad insolita pianta ottagonale ed un'imponente fortificazione a sezione quadrangolare che avrebbe dovuto svilupparsi su tre livelli ed essere munita di sotterranei da usare come rifugio in caso di incursione piratesca.
Accantonata la possibilità di realizzare questo ambizioso progetto difensivo, venne invece realizzato agli inizi dell'Ottocento dai Francesi durante il periodo napoleonico, in collaborazione coi reggenti del Regno d'Etruria, il Forte della Scoperta, del quale però non rimane più traccia.
Nel 1861, quando l'isola era entrata a far parte del Regno d'Italia, venne costruito lungo la costa meridionale il Faro di Capel Rosso, per segnalare l'isola nelle ore notturne ai natanti in transito.
Infine, l'isola venne assegnata al comune di Isola del Giglio della provincia di Grosseto.
VILLA DOMIZIA
Villa Domizia fu costruita dalla famiglia imperiale dei Domizi Enobarbi che possedevano Giannutri e non risparmiarono le finanze per edificare la loro villa con vista mozziafiato sul mare. La villa infatti copriva una superficie di circa 5 ettari di terreno ed aveva un'enorme terrazza accessibile direttamente dal mare tramite una scalinata. Dagli scavi effettuati sono venuti alla luce resti di pavimenti decorati con marmi di delicata fattura e con mosaici in bianco e nero. Il complesso comprendeva gli alloggi della famiglia imperiale, dove tre saloni dovevano essere addirittura provvisti di impianto di riscaldamento, quartieri per gli schiavi, terme, annessi. E' ancora oggi ben visibile il sistema di condutture e cisterne che distribuiva in tutta l'isola l'acqua piovana raccolta, o quella importata dal continente. Villa Domizia, posta sulla costa occidentale dell'isola, si estende verso l'interno e si integra con due approdi, Cala Maestra, a occidente, e Cala Spalmatoio, a oriente.
AREA PROTETTA
L'isola è un'area naturale protetta. In particolare, è un sito di interesse regionale (SIR) interamente compreso nel Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano, con una riserva marina su buona parte dello sviluppo costiero. L'area è sia un sito di importanza comunitaria (pSIC) che una zona protezione speciale (ZPS). A determinare la protezione dell'area sono state la presenza di forme endemiche, esclusive del sito oppure dell’Arcipelago Toscano, e di numerosi altri elementi d’interesse biogeografico, come, ad esempio, forme sardo-corse.
I principali elementi di criticità interni al sito sono :
Presenza di abitazioni sparse, su buona parte dell’isola.
Carico turistico estivo piuttosto elevato.
Abbondantissima popolazione nidificante di gabbiano reale (Larus cachinnans), che esclude la possibilità di nidificazione per il gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii) e influenza notevolmente la vegetazione, in aree estese.
Presenza di predatori terrestri introdotti dall’uomo (ratti, da verificare la presenza di gatti), che rappresentano una serissima minaccia per uccelli marini e Chirotteri.
Diffusione di specie vegetali alloctone.
I principali elementi di criticità esterni al sito sono:
Discariche costiere, che favoriscono l’aumento del gabbiano reale.
Impatto diretto e indiretto della pesca sugli uccelli marini.
I principali obiettivi di conservazione da adottare sono :
Conservazione degli endemismi di flora e fauna.
Conservazione dei popolamenti di uccelli marini nidificanti e miglioramento del loro stato di conservazione .
Mantenimento/recupero degli habitat prioritari (praterie, formazioni costiere di ginepri) e delle specie floristiche rare .
Mantenimento/incremento dei livelli di diversità ambientale, favorendo la presenza dei diversi stadi delle successioni vegetazionali e, in particolare, la permanenza delle fasi pioniere, importanti anche per la sosta degli uccelli migratori .
Mantenimento/incremento dei livelli di naturalità .
Verifica dell’influenza del gabbiano reale sulle formazioni vegetali d’interesse conservazionistico ed eventuale adozione delle misure adeguate.
Eradicazione/controllo delle specie vegetali alloctone .
Indicazioni per le misure di conservazione:
Verifica e limitazione di ulteriori programmi di sviluppo d’insediamenti turistici, viabilità, ecc., con particolare attenzione per la tutela delle aree costiere e degli endemismi .
Eradicazione dei ratti, controllo dei gatti se necessario).
Monitoraggio delle tendenze evolutive della vegetazione (anche in riferimento all’impatto dei gabbiani reali) ed eventuale adozione di misure gestionali per la tutela degli habitat di maggiore interesse (prati annui, ginepreti costieri, praterie e garighe in generale) .
Analisi dell’impatto della pesca sugli uccelli marini ed eventuale adozione delle misure ritenute necessarie.
Tutela delle formazioni vegetazionali più evolute).
Attivazione di azioni di eradicazione/controllo delle specie alloctone invasive vegetali.
Attivazione di un piano complessivo per la limitazione del gabbiano reale Larus cachinnans .
I principali elementi di criticità interni al sito sono :
Presenza di abitazioni sparse, su buona parte dell’isola.
Carico turistico estivo piuttosto elevato.
Abbondantissima popolazione nidificante di gabbiano reale (Larus cachinnans), che esclude la possibilità di nidificazione per il gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii) e influenza notevolmente la vegetazione, in aree estese.
Presenza di predatori terrestri introdotti dall’uomo (ratti, da verificare la presenza di gatti), che rappresentano una serissima minaccia per uccelli marini e Chirotteri.
Diffusione di specie vegetali alloctone.
I principali elementi di criticità esterni al sito sono:
Discariche costiere, che favoriscono l’aumento del gabbiano reale.
Impatto diretto e indiretto della pesca sugli uccelli marini.
I principali obiettivi di conservazione da adottare sono :
Conservazione degli endemismi di flora e fauna.
Conservazione dei popolamenti di uccelli marini nidificanti e miglioramento del loro stato di conservazione .
Mantenimento/recupero degli habitat prioritari (praterie, formazioni costiere di ginepri) e delle specie floristiche rare .
Mantenimento/incremento dei livelli di diversità ambientale, favorendo la presenza dei diversi stadi delle successioni vegetazionali e, in particolare, la permanenza delle fasi pioniere, importanti anche per la sosta degli uccelli migratori .
Mantenimento/incremento dei livelli di naturalità .
Verifica dell’influenza del gabbiano reale sulle formazioni vegetali d’interesse conservazionistico ed eventuale adozione delle misure adeguate.
Eradicazione/controllo delle specie vegetali alloctone .
Indicazioni per le misure di conservazione:
Verifica e limitazione di ulteriori programmi di sviluppo d’insediamenti turistici, viabilità, ecc., con particolare attenzione per la tutela delle aree costiere e degli endemismi .
Eradicazione dei ratti, controllo dei gatti se necessario).
Monitoraggio delle tendenze evolutive della vegetazione (anche in riferimento all’impatto dei gabbiani reali) ed eventuale adozione di misure gestionali per la tutela degli habitat di maggiore interesse (prati annui, ginepreti costieri, praterie e garighe in generale) .
Analisi dell’impatto della pesca sugli uccelli marini ed eventuale adozione delle misure ritenute necessarie.
Tutela delle formazioni vegetazionali più evolute).
Attivazione di azioni di eradicazione/controllo delle specie alloctone invasive vegetali.
Attivazione di un piano complessivo per la limitazione del gabbiano reale Larus cachinnans .
L’isola è un’importantissima area di sosta durante le migrazioni. Sono presenti rare specie ornitiche nidificanti marine oppure legate ad habitat rocciosi ed alle garighe. Tra esse, il gabbiano corso (Larus audouinii) è presente lungo le coste dell’isola ma non vi sono indizi di nidificazione in anni recenti; la berta minore (Puffinus yelkouan) nidifica con un numero imprecisato di coppie; la monachella (Oenanthe hispanica) nidifica, forse in modo regolare; la magnanina sarda (Sylvia sarda) è nidificante; il marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis) nidifica con 1-2 coppie. Ad esse va aggiunta la popolazione nidificante di berta maggiore (Calonectris diomedea), di entità sconosciuta ma certamente fra le 4 maggiori dell’Arcipelago Toscano.
Tra i rettili, sono presenti Phyllodactylus europaeus e vi sono segnalazioni occasionali della tartaruga comune (Caretta caretta). Ad essi si affianca la presenza di altri invertebrati endemici.
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